De Familia

Un tema scottante

Sono ben consapevole di quanto sia delicato. Sento già in lontananza tafferugli tra le cosiddette Famiglie Arcobaleno – contro le quali non ho niente da dire pur non condividendone la visione – e il Popolo della Famiglia, dal quale mi trovo equamente distante.
Per me la famiglia non è quella della casa del Mulino Bianco, oppure la famiglia Forrester di Beautiful, o la famiglia reale. No, è qualcosa di molto diverso.
Rompo subito il ghiaccio con un pezzo fantastico dei Cranberries.

Ode to my Family

I love my “Natural” Family. I feel proud to be part of it and to be connected by blood with my relatives in Italy and Australia. My mother’s brothers moved to Australia in the 50s, leaving everything to look for a new life. I’d like to come back to Australia soon to spend some time with my uncle, my aunties and all my cousins.
Mi sento fortemente connesso in senso positivo anche con tutti i parenti dalla parte di mio padre. Non condivido il detto “parenti serpenti”; forse è vero che non ci si può scegliere, come si fa con gli amici, ma penso che quando si riesce a superare i più banali attriti e ricostruire la pace in famiglia, si realizza un piccolo miracolo, che merita un Nobel per la Pace.

Andare oltre il concetto comune di Famiglia

Ma la famiglia non è solo questo. Ci sono tanti altri contesti in cui si può respirare aria di famiglia.
Un articolo della Legge Scout dice che gli Scout sono “amici di tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout”. Eppure anche all’interno della grande famiglia Scout ci sono di quelli che ti stanno proprio sulle scatole, con cui riesci a condividere davvero poco. D’altra parte è vero che con molti di quelli che hanno pronunciato la Promessa sento una connessione tanto forte che quasi supera quella legata al solo “sangue”.
Mi ricordo quando ero Akela, di quanto mi stava a cuore l’obiettivo di ricreare un clima di Famiglia Felice tra lupetti e Vecchi Lupi. Che bello!

Ma nemmeno questo basta a dire tutto quello che c’è da dire.
La famiglia la puoi vivere a scuola, con la tua classe; nel contesto lavorativo, con i tuoi colleghi più o meno simpatici (mai sentito parlare di Economia di Comunione?); nel coro degli Alpini; con gli amici dell’Università; with the Villach People spread all around the World; con i Pipperi; con la Squadra di Pallavolo Misto; con il GIGIU; con lo ULAB; con Pardes; con il 985; con la Costituente della Consulta Giovani; con la Cellina Valley Crew e con tutti i simpaticoni della Nuova Contec; la GiFra; con tutti i “Vendramini”; in qualsiasi Comunità in cui ti capita di condividere qualcosa, e con questo includo tutti quelli che non ho citato.

Qualcuno potrebbe dire che parlo senza avere esperienza di Famiglia nel concreto. Forse è vero, non sono sposato e non ho figli, ma chissà cosa mi riserverà il futuro. Io lascio le porte aperte a quello che verrà.
Di una Famiglia però penso di avere esperienza, e mi riferisco a quello che Qualcuno ha detto:

«Mia madre e i miei fratelli sono quelli che odono la parola di Dio e la mettono in pratica».

alba sul garda bresciano

Essere ingegneri oggi

Metto le mani avanti: per procedere nella lettura di questo post è richiesta una dose minima di autoironia, che purtroppo non è inclusa come materia di studio nei programmi ministeriali.

Inizio con una provocazione, per affrontare di petto l’argomento. Penso che sia importante stimolare una riflessione sul significato dell’essere ingegneri ai nostri giorni, che ad ampio spettro può essere dedicata a chi ingegnere lo è già, magari assuefatto dalla routine di applicazione di standard e algoritmi di varia natura; a chi è appena uscito a rivedere le stelle dopo anni di fatiche inenarrabili dietro i banchi dell’università e si trova alle Colonne d’Ercole della vita, più o meno pronto/a ad affrontare l’Oceano; a chi ingegnere spera di diventarlo, con un mix di sogni ed ambizione.

A volte si confonde, nel sentire comune, l’essere ingegneri con il saper fare dei calcoli, che a volte possono essere molto complessi.
Grazie al cielo viviamo in un’epoca in cui la potenza di calcolo non è più una risorsa limitata, tanto che è più facile dimensionare un reattore nucleare che far quadrare i conti di una famiglia di 4 persone.

Ma allora a cosa servono gli ingegneri? Perchè servono a qualcosa, vero?

Mi sbilancio: sì, secondo me servono! Ma serve anche un cambiamento di paradigma.
Spesso con leggerezza ci lasciamo attaccare sulla fronte l’etichetta dei problem solver seriali, come se fossimo dei computer che si possono comprare su Amazon. Ma sotto quella dura scorza di razionalità e di anaffettività c’è – o ci dovrebbe essere – un cuore che batte.
Al di là delle solite menate sulle “competenze leggere” vorrei sottolineare l’importanza che hanno le “esperienze significative” sulla formazione del curriculum vitae di un ingegnere.
Non voglio entrare troppo nel personale, ma vi posso assicurare – e parlo soprattutto per le matricole – che buttarsi a capofitto sullo studio dell’ingegneria, senza avere cura dello sviluppo integrale della propria persona, può avere effetti collaterali molto gravi.
Studiate la scienza delle costruzioni e la teoria dei segnali, ma non dimenticate di costruire e mantenere relazioni sane e belle con i vostri amici, le vostre famiglie, il o la vostra partner. Sognate, giocate, imparate ad interpretare i segni dei tempi.

E forse alla fine di questo avventuroso percorso, quasi come Pinocchio nella favola di Collodi, vi ritroverete ad essere degli ingegneri in gamba che sanno collaborare con altre figure professionali per il bene comune, ma forse ancora di più: delle persone veramente autentiche.

Di Maestro in Discepolo

Ancora una volta partiamo da Matrix. Avrete tutti in mente la scena della sessione di formazione di Neo da parte di Morpheus. Se non ve la ricordate eccola qui:

Ci sono tanti esempi di coppie Maestro-Discepolo nella letteratura cinematografica, ma questa mi sembra quella più dannatamente rock.
Tra l’altro mi è particolarmente caro questo film per il dualismo tra ciò che è reale e ciò che non lo è.
Forse un po’ violento, ma si sa che così al botteghino vende di più. Se mettevano delle educande che cantavano i vespri gli incassi non sarebbero stati gli stessi. Ma poi alla fine la violenza, finchè rimane sul grande schermo, è quasi catartica.

Scendiamo sul personale, come mio solito. Penso di averne avuti tanti di maestri: dalla prima insegnante di pianoforte, al maestro di tennis, ai prof della scuola e dell’università, ai vari capi scout che ho incontrato nella mia vita.
Ma se dovessi pensare ad una persona che mi ha veramente insegnato a lavorare – a fare qualcosa di veramente reale – non ho dubbi. Il mio Morpheus si chiama F. M.
Gli dedico questo video di Falco:

Ci sono delle buone notizie per tutti quelli che non hanno la possibilità e la fortuna di incontrare buoni maestri.
Alla fine ne basta uno ed è gratis.

Sulla lettera P

Un mio carissimo amico messicano (Ciao Daymanito!) un giorno mi ha raccontato di come ad un corso di lingua l’insegnante avesse stimolato la classe con questa frase: “Perfect Preparation Prevents from Poor Presentation” (La perfetta preparazione previene una povera presentazione). Da quella volta questa frase è diventata un mantra, nonostante non sia sempre stato in grado di metterla in Pratica.
Recentemente ho avuto modo di notare quante altre parole “curative” hanno la lettera P come iniziale. Se volete posso accompagnarvi in un fugace viaggio tra le parole che iniziano per P.

P come Professionalità. Quante volte ci sbatto la testa contro? Eppure è di fondamentale importanza per qualsiasi lavoro, indistintamente.
P come Prudenza. Un salvavita non da poco quando si è avvezzi ai voli Pindarici come il sottoscritto. Ci sarà un motivo se è annoverata tra le virtù teologali!
P come Pietà. Di solito l’ingegnere convenzionale non conosce questo termine, rimanendo nei confini di una fredda razionalità calcolatrice. L’ingegnere civico dovrebbe praticarla abbondantemente.
P come Provvidenza. Anche in questo caso esploriamo un terreno scivoloso per l’ingegnere medio. Possibili collegamenti e corrispondenze con la Sincronicità alla Jung, come piacerebbe ad un mio amico blogger.
P come Piacere. Anche quello ci vuole e l’ingegnere civico non lo demonizza in alcun modo. Poi dopo essersi sporcati le mani con l’algebra lineare, analisi II, e altre amenità, uno ha il diritto di appagare i propri sensi.
P come Pazienza. Perchè come dicono i Rolling Stones: non si può sempre avere quello che si desidera ma si ottiene sempre quello di cui si ha bisogno.

P come Potenza. Questa è proprio da ingegneri convenzionali!
P come Poesia. I versi ci aiutano a interpretare la realtà quotidiana e a trascenderla. Dedicata a Dante e a tutti gli Stilnovisti di ieri, di oggi e di domani.
P come Pensieri e Parole. Dedicata a Lucio Battisti.

P come Povertà. Una sfida per gli ingegneri civici di questo tempo. Nella speranza che sia sempre più una povertà di Spirito e non una povertà materiale.
Infine P come Preghiera Per la Pace. Dedicata al mondo intero.

Friuli venezia Giulia vigne

Il tempo del raccolto

L’autunno inoltrato mi porta a pensare. Nei filari delle campagne i grappoli d’uva sono pronti per essere vendemmiati, e il grano biondeggia ormai e sembra dire di essere pronto per la mietitura.

Il gioco delle stagioni ha una sua corrispondenza nella vita di ogni uomo e di ogni donna. Il seme viene piantato, accolto nella terra, dove avvengono delle reazioni biochimiche di cui non sono un esperto. Di certo mi suscitano un senso di stupore e meraviglia. Poi germoglia, esce allo scoperto ed è a tutti gli effetti in balia degli agenti atmosferici e magari della cura dei coltivatori. Arriva un momento in cui la pianta è al suo massimo splendore, la primavera. Poi l’estate e infine l’autunno con il tempo del raccolto.

Forse ho indugiato troppo sul bucolico. Quello che voglio dire è che nella vita di ogni uomo e donna c’è il tempo per nascere, crescere, seminare e poi raccogliere.
Penso che molte persone rimangano intrappolate in una competizione sfrenata. Il rischio di diventare delle schegge impazzite è alto. Così essi non sono consapevoli di quanto bene potrebbero trarre semplicemente fermandosi a raccogliere i frutti di quello che hanno seminato. Se hanno seminato bene. Altrimenti bisogna continuare a seminare, e farlo meglio durante tutto il ciclo di vita del seme.

Spero che abbiate seminato bene, o come dicono i Green Day, che vi siate goduti la vita.

non è impossibile è solo questione di tempo

È solo questione di tempo

Provate ad ascoltare questa: non è impossibile – dai confini agli orizzonti
Si tratta di una canzone che ho scritto per il trentennale del gruppo scout di Aviano. Spero che vi piaccia.

A volte si dice che tutto è possibile. Baden Powell sosteneva che per rendere possibile ciò che a prima vista sembra impossibile, basta eliminare le prime due lettere della parola.
Io non sono d’accordo totalmente con questa visione, e per questo vorrei introdurre il concetto di volontà. Esiste la buona volontà e la volontà perversa. La volontà e la volontà di potenza sono centrali nel pensiero di due grandi filosofi quali Schopenhauer e Nietzsche.

Se un uomo o una donna sono animati da buona volontà non c’è limite alla possibilità di realizzare un sogno o un desiderio. Perchè tutto concorre al bene di color che aman Dio, o in altre parole agli uomini e alle donne di buona volontà.

In realtà questo concetto mi si è palesato come qualcosa di magico. A volte mi sembra di essere un po’ come Harry Potter, dotato di poteri magici. Pare che la realtà sia dominata da un incantesimo, che porta gli amici di Harry a sfruttare nel bene e nel male i loro superpoteri. Dall’altra parte ci sono i babbani, i normali, che sono esclusi da questa dimensione e si trovano sempre impacciati e imbranati. Solo chi ha sperimentato i superpoteri può davvero capire quello che scrivo.

Mi viene anche da pensare alla Provvidenza tanto cara a Manzoni. A volte mi succedono delle cose strane, delle coincidenze significative per dirla alla Jung, che non trovano spiegazione al di fuori della sincronicità e della Provvidenza. Si deve inoltre fare pace con il fatto che non si può capire tutto e che esiste una volontà più potente della nostra. Infatti, quando siamo provati dalle difficoltà di ogni giorno, Virgilio (Inferno, III) ci ricorda:

Caròn non ti crucciare,
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole e più non dimandare

Se guardiamo alla storia troviamo esempi di personaggi la cui volontà era, per così dire, malata che hanno fatto grandi cose nel male. Le cronache di ogni tempo sono piene di vicende di potenti che hanno abusato della loro forza di volontà per realizzare progetti abominevoli.
Anche per questo è giunto il momento che gli uomini e le donne di buona volontà trovino una sincronia, che le loro vibrazioni vitali entrino in risonanza. La buona volontà deve essere insegnata nelle scuole, come primo obiettivo di ogni educazione sana.

Le giovani generazioni vanno educate per sviluppare una progettualità, che porti loro a non perdere tempo, ad allargare gli orizzonti e al tempo stesso ad essere ben radicati sulla terra. Vedo questo scenario come l’unico alternativo ad un fallimento del genere umano. Mi sembra che tutte le cose che stanno succedendo ad un ritmo frenetico, inevitabilmente ci porteranno all’autodistruzione oppure alla costituzione di una comunità globale solidale.
Per me la seconda alternativa si può fare.

la mia classe al vendramini

Riflessioni sulla scuola

Colgo l’occasione del secondo giorno di scuola per molti studenti per mettere uno dopo l’altro alcuni pensieri su quello che è stato per me lo stare dietro ad un banco.
Devo premettere che ero un secchione – anzi “un secchiello con la paletta” per una cara amica – ma non voglio nemmeno oggi tediarvi con la mia storia personale. Concedetemi solo alcuni fugaci riferimenti qua e là.

Voglio provare ad andare contro all’idea dei Pink Floyd. I bambini di “The Wall” cantavano di non avere bisogno di educazione, intimavano ai loro professori di lasciarli stare. Al di là del fatto che i tempi sono cambiati, a me sembra che invece ci sia un gran bisogno di educazione, che della buona educazione e dei buoni maestri non possiamo proprio fare a meno. Il mio caro amico Bergoglio direbbe che la scuola dei muri dovrebbe lasciare spazio alla scuola dei ponti: l’ingegnere civico che ha a cuore le sorti della scuola ha di che sbizzarrirsi per proporre attività concrete ed astratte per realizzare questa idea.

L’educazione è una dimensione fondamentale dell’ingegneria civica, e a livello di scelte politiche comporta l’urgenza di decisioni delicate in questo ambito. L’ingegnere civico deve andare oltre il “panem et circenses” del post di ieri, perché la priorità non è il controllo delle masse, ma piuttosto l’emancipazione dell’uomo e della donna dei nostri giorni, la loro piena espressione.

Ricordo con grande piacere tutte le fasi della mia esperienza scolastica, dalla scuola materna fino all’Università. Ma forse quello che ha fatto davvero la differenza per me sono stati gli anni del Liceo, presso la Comunità Educante Elisabetta Vendramini di Pordenone. Spero non abbiate l’allergia alle scuole paritarie e in particolare alle scuole cattoliche, non voglio entrare nel merito dell’annosa diatriba tra scuole private e scuole pubbliche. A distanza di tempo le relazioni che sono riuscito a mantenere con i miei compagni di classe e con i professori mi hanno fatto realizzare che veramente facevamo e facciamo tutti parte di una comunità. Non eravamo dei prodotti ma dei progetti. L’efficacia della scuola si misura anche rispetto a questo. Ognuno deve essere aiutato ad esprimere sé stesso secondo la sua misura. Mi sento di aver fatto un pezzo di strada per arrivare fin qui, e per questo mi sento di ringraziare i miei compagni di viaggio e i miei maestri.

Chiudo con un riferimento ad un film che mi sta particolarmente a cuore, School of Rock. Tanto che l’ho preso come spunto per l’ambientazione dell’ultimo campo scout. Mi piace l’idea che ci sia un progetto dietro l’educazione, che può anche essere qualcosa di stravagante come la battaglia delle band. Come al solito non è importante il punto di arrivo ma il percorso che si fa per arrivarci.
Penso che tanti insegnanti avrebbero molto da imparare da Jack Black.