rifugio calvi

Ricette anticrisi

Per millenni siamo stati costretti a convivere con le crisi. Ci sono diversi tipi di crisi: le crisi di sistema, la crisi economica, la crisi militare… potrei andare avanti. Ma quello di cui oggi voglio parlare è la crisi che viviamo dentro di noi. Nessuno ne è esente! Essere veramente felici è diverso dal vivere spensierati. Per raggiungere una felicità piena dobbiamo smussare i nostri angoli, lavorare su noi stessi per tirare fuori l’Uomo e la Donna nuovi, che ad un certo punto della nostra vita emergono dalla pietra come i Prigioni di Michelangelo. Vivere e ricercare la felicità è un po’ come il lavoro di uno scultore.

La via che porta la felicità non è un’autostrada, ma un sentiero di montagna. Non è per tutti! Penso che gran parte degli uomini e delle donne di tutti i tempi abbiano vissuto la loro vita senza raggiungere la felicità. Eppure questa è forse davvero l’unica cosa che conta, forse anche più di “vincere”, per citare un libro famoso. Ci facciamo influenzare dagli altri e subiamo quello che ci dicono, rimanendo intrappolati in questa giostra senza senso, la routine, un meccanismo che non riusciamo a rompere. Non abbiamo tempo da perdere. Il consiglio che mi sento di dare a tutti è di fermarsi, spegnere il rumore del mondo attorno a sè, e decidere di voler essere felici. Non dico a tutti i costi, ma con determinazione.

Viviamo questo nuovo obiettivo come un gioco; non dobbiamo pensare che ci siano vincitori e vinti. Un vecchio saggio diceva che la via più semplice per essere felici è cercare di rendere felici gli altri. Il momento di prendere sul serio questa frase è arrivato. Proviamo a cogliere l’attimo. Penso che questo non significhi abbandonare o rinnegare la propria vita, quanto piuttosto di dare un senso profondo a quello che stiamo facendo, che altrimenti risulterebbe sconnesso e vuoto di significato.

Viviamo in uno stato di crisi “sistemica”; ma nell’etere percepisco delle vibrazioni positive. Rimaniamo vigili, per accorgerci di quella Parlata Nuova che si sente dalle radio che sono veramente libere. In ogni caso prima di abbattersi per la crisi del sistema affrontiamo la nostra crisi individuale; è questa la priorità per ognuno di noi. Poi quasi in automatico il sistema si aggiusterà da solo.

Abbiamo tutti gli strumenti che servono per affrontare le nostre crisi, e non siamo mai soli e abbandonati. Cerchiamo di approfittare in senso buono degli aiuti che ci possono giungere dagli altri e da Dio per chi crede. Serve solo un po’ di strategia e di concentrazione, perchè tutto questo non è facile. Ancora una volta ritorna il concetto di sincronicità: l’universo è regolato da questo principio, cui nessuno può sottrarsi se vuole essere davvero parte del Tutto. Allora come in una danza tutti i nostri movimenti saranno ben scanditi e armonici.

Lo scopo dell’ingegneria civica è quello di creare una mappa che funga da guida per chi si avventura lungo quel sentiero di montagna di cui parlavo prima, e di insegnare a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo a leggerla. Ci vediamo su in rifugio per bere una grappetta. La felicità è possibile. Per tutti.

Villacher-orchestra

Prove d’orchestra

Quello che ho capito io della sincronicità è che tutto ciò che esiste è chiamato da un Direttore d’orchestra a produrre una sinfonia corale il cui spartito è scritto tra le pieghe del Creato. Gli esseri animati sono tutti potenziali musicisti e membri di questa orchestra universale; gli oggetti inanimati possono essere considerati come degli strumenti. Tutto ciò che succede è un modo attraverso il quale il Direttore ci istruisce oppure è il frutto della nostra interpretazione.

Ogni musicista decide un tempo per la musica che crea. Gli interpreti devono rispettare questa indicazione, devono sincronizzarsi con la bacchetta del Direttore, altrimenti regna il caos. La tradizione vuole che i tempi in musica siano in lingua italiana; forse è una coincidenza poco significativa, ma mi ritengo molto onorato di questo fatto. Forse la lingua italiana è davvero la lingua del tempo in musica, ma meglio non farsi troppe masturbazioni mentali. Attraverso l’uso del metronomo ogni musicista impara la sincronicità. Guai se qualcuno accelera o rallenta! La musica crollerebbe miseramente.

Con il tempo ci si può stufare ad interpretare sempre la stessa musica, in quanto si rischia di diventare dei dischi rotti. Ad un certo punto gli interpreti possono crescere, elevarsi ed arrivare a concepire una nuova musica, una Parlata Nuova, che inevitabilmente rimette in discussione la produzione precedente.

“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”

diceva Ulisse nel XXVI canto dell’Inferno; siamo chiamati a superare chi ci ha preceduto, perchè nessun momento nella storia è un punto di arrivo ma sempre una partenza. Questo vale adesso, per la generazione di oggi, ma varrà anche per i nostri figli. Arriverà il momento in cui dovremo lasciare il podio del direttore a qualcuno che ci supererà, ed è giusto che sia così, come è sempre stato e sempre sarà.

Quanto detto per la musica qui sopra può facilmente trovare un parallelo nelle scienze sociali. I politici molto spesso si rivelano come dei cattivi direttori d’orchestra, troppo attaccati al loro podio e incapaci di produrre una musica che sia veramente soddisfacente. Forse il problema è dovuto al fatto che in troppi vogliono giocare il ruolo del direttore d’orchestra. Quanto i politici potrebbero imparare da una qualsiasi filarmonica?

Un ingegnere civico è molto simile a un Direttore d’orchestra. Vive questo compito come un servizio e non come un modo per soddisfare le proprie ambizioni. Deve conoscere la musica, deve conoscere i suoi strumentisti e saperli motivare, per tirare fuori il meglio di loro. Deve decidere in accordo con le indicazioni dell’Autore il tempo da rispettare, e saper dirigere l’orchestra in modo sincronico. Deve saper suscitare emozioni in chi ascolta, con un equilibrio tra elevazione e piacere.

Utopicamente possiamo pensare alla nostra società come ad una congregazione di orchestre filarmoniche. Ognuna di esse è un universo a parte. Io sogno che un giorno le orchestre diventino propense a suonare insieme, che ci siano degli scambi forieri di un arricchimento reciproco, che si cerchino le risonanze e la buona armonia. Dovranno fare molte prove ma a un certo punto dovranno decidere di buttarsi e salire sul palco. Le varie filarmoniche per poter suonare insieme dovranno rispettare l’indicazione di tempo scelta dall’autore e accettata dal Direttore d’orchestra. Mi piace pensare che il tempo sia un Allegro moderato con dolcezza.