Pensieri in Bianco e Nero: aspirando ad un Carisma più alto

Prendo spunto da una non-notizia per alcune riflessioni a ruota libera. La mia squadra del cuore, la Juventus, ha vinto il nono scudetto consecutivo. Che pizza! Difficilmente ricordo un successo bianconero tanto poco degno di essere celebrato: la società ha intimato ai tifosi di non fare caroselli, ma personalmente penso che questo avvertimento quasi quasi non fosse necessario. Voglio cercare di capire le cause di tutto questo, di come siamo passati dall’addio di Alessandro Del Piero, a Juventus-Sampdoria 2 a 0, la partita meno emozionante nella storia del calcio.

E poi non ditemi che parlare di calcio è un cianciare di vanità: No, scusatemi! Il calcio ha in sè qualcosa di epico, qualcosa che trascende, qualcosa che, come la musica e il cinema, può trasfigurare la nostra vita. A tutti gli effetti è una quasi-religione: come in ogni religione ci sono i profeti, gli evangelisti, i sacerdoti ispirati, e dall’altra parte i farisei, i sadducei, gli scribi e via discorrendo.

Ci sono i “dilettanti”, quelli dalla fede più autentica, e i professionisti del pallone. Anche io nel mio piccolo sono un professionista e non voglio demonizzare la professione, Dio me ne scampi e liberi! Ma ogni professionista che vuole portare a termine la sua missione deve evitare di vendere la sua anima. Perchè una volta che l’hai venduta l’anima non la puoi ricomprare. C’è bisogno di “eroi professionali” con un’anima!

E se vendi lo stadio ad una compagnia assicurativa e indossi la maglia bianconera con il rispettivo logo, come puoi pensare che gli dei del pallone, oltre a farti vincere, ti facciano risultare simpatico alla gente? Meglio sarebbe giocare con il logo della Caritas o del Movimento Cattolico Globale per il Clima, o qualsiasi altra cosa! Su una cosa non sono del tutto d’accordo con Boniperti: la Juve è la Juve, non basta vincere e non si può sorvolare sullo Stile da Vecchia Signora, se non ci si vuole prostituire!

Chiudo con alcuni riferimenti personali. Sorvolerò su quella volta che sono andato in Curia a Pordenone con la maglia bianconera e sono stato ricevuto dal Vescovo e dal Vicario emeriti che mi hanno detto con un sorriso a 32 denti che “Qui siamo tutti Juventini”; a partire dal primo anno di Liceo l’incontro con il mio Virgilio personale, rigorosamente bianconero, mi ha plasmato l’esistenza, ma su questo ci vorrebbe un altro post. Anche a me sarebbe piaciuto giocare a calcio, in una squadra, magari nella Polisportiva Maddalena, assieme alla Leva Calcistica dell’82; magari non sarei diventato come Pinturicchio, ma è una coincidenza significativa che la Parrocchia da cui è nata quella squadra, la Parrocchia di Villotta di Aviano, è legata indissolubilmente alla figura di Padre Marco, e che la festa del 13 Agosto è proprio nel periodo in cui a Lisbona si gioca qualcosa di importante.

Chiudo con un pensiero positivo: il materiale umano della Juventus di oggi non è da buttare! Con qualche accorgimento di comunicazione si possono fare grandi cose. Davvero spero che il Carisma non sia “sporcato” e che i bambini di oggi si possano tornare ad innamorare dei nostri colori. Sarebbe bello che finalmente della nostra gioia possano godere anche quelli che supportano altre squadre, senza odi campanilistici fuori dal tempo. E magari un giorno festeggiare insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà a melone e porto!

Panem et circenses

I romani, che erano dei grandi ingegneri civici, l’avevano capito duemila anni fa. Avevano capito che per tenere unite le masse era necessario che il popolo avesse la pancia piena e fosse distratto da fenomeni ludici quali le attività circensi.

Adesso le cose non sono poi così tanto cambiate. Per rimanere all’interno dei nostri confini, pur essendoci dei problemi gravi a livello di collettività, quali la mafia, il mal costume, la corruzione, il dissesto idrogeologico etc. tutto sommato siamo contenti perchè abbiamo la gastronomia migliore del mondo, e perchè c’è il campionato di calcio.

Un personaggio politico che aveva capito molto bene il significato di “panem et circenses” era Silvio Berlusconi. In realtà lui avrebbe inserito un terzo e un quarto elemento alla formula: la la tv e la gnocca. Ma non vado troppo oltre perchè ci potrebbero essere bambini che leggono e potrebbero non capire.
In ogni caso dopo quasi un ventennio (!) di strapotere tra Milan, Mediaset e Bunga Bunga sembra che non gli butti più tanto bene.

E il sottoscritto non è esente da tutto ciò. Mi ci metto dentro anch’io nella massa. Anch’io sono innamorato della bruschetta, in particolare quella di Cinzia dello Small Pub a Marsure; anch’io sono innamorato pazzo di una donna e mi piace flirtare scherzosamente con le altre (in modo innocente); anch’io sono appassionato di calcio e per me la Juventus è quasi una fede religiosa.

Due parole ancora sulla Juventus. Al di là del fatto che sia la mia squadra del cuore penso che sia portatrice di un carisma, di una storia e di valori, che non hanno pari al mondo. La società deve essere consapevole di questo. Non voglio dire che non abbiamo mai sbagliato. Abbiamo pagato per i nostri sbagli e forse ne faremo ancora. Sognavo il triplete a Milano e così non è stato. Ma i ragazzi sono stati bravi lo stesso. Ci proveremo ancora.
Ecco una proposta di ingegneria civica. Mi ricordo che tanti anni fa non si poteva giocare con più di tre stranieri in campo (ai tempi di Van Basten e co.). Sarebbe bello se ogni squadra di serie A dovesse obbligatoriamente giocare con tre dilettanti in campo. Cosa ne pensate?

Con quello che ho scritto non voglio demonizzare niente. Ma sarebbe bello se vivessimo questi svaghi come degli svaghi e non come qualcosa che ci fa dimenticare i veri problemi del nostro paese e del nostro pianeta. Anche questo è ingegneria civica.