Come applicare De Marzi e Maiero alla vita di tutti i giorni

Una provocazione

Oggi vi voglio raccontare di un argomento un po’ borderline. Tipo uno di quelli che non si sa se classificare come baggianata pazzesca o intuizione finissima.
Sono stato provocato da una persona a me molto cara nelle scorse settimane. Mi trovavo in una di quelle giornate in cui non mi girava proprio benissimo e, come spesso faccio, mi è venuto di cercare negli altri risposte alle mie domande. Dopo aver raccontato delle mie fatiche a trovare soddisfazione nel lavoro, ad essere pienamente presente e concentrato, la persona che mi ascoltava mi disse che anche io avrei trovato il modo di fare qualcosa di veramente “bello”. Un po’ criptico… al momento non ero del tutto convinto.
Per alcuni giorni mi sono chiesto cosa ci potevo trovare di veramente bello nelle tubazioni di scarico, nei raccordi Storz e nelle stasatrici meccaniche (potrei proseguire). In un momento di ispirazione mi è venuta un’intuizione…
Mi sono accorto che forse le cante di Bepi De Marzi e Marco Maiero portano dentro di loro un messaggio che può andare oltre il pentagramma.

Regole e trascendenza

Non basterebbe un’enciclopedia per definire la musica. Nel tempo si è manifestata in forme molto diverse, dalla massima spontaneità all’estrema complessità. Penso che ognuna di queste espressioni abbia una sua dignità e che la bellezza in musica stia nell’eterno conflitto tra ordine e disordine, tra tensione e quiete. Le dissonanze non sono mai fini a sé stesse ma portano colore all’armonia, per poi venire risolte attraverso una cadenza.
C’è un parallelo tra il mondo delle note e la vita di tutti i giorni. Attraverso la musica la nostra realtà trova una via alla trascendenza. Gli attriti che viviamo con gli altri sono come le dissonanze; la padronanza della risoluzione di queste ultime può esserci d’aiuto nella risoluzione dei conflitti. Guai se non ci fossero le dissonanze! La vita, come la musica, sarebbe piatta e sciapa.
Cosa cambierebbe se cominciassimo a pensare ai gruppi in cui viviamo non più come a battaglioni di soldatini o – peggio – di reclutati in campi di lavoro, ma come un coro o un’orchestra? Anche questa è trascendenza. Chi canta in un coro o suona in una band può darvi una risposta. Un buon direttore di coro – come un buon imprenditore – deve saper gestire le proprie risorse umane per ottenere un’armonia gradevole; deve avere autorevolezza e carisma per essere riconosciuto, ed è bene che sappia anche alternare il rigore con momenti di leggerezza e tenerezza.

Intenzionalità e musica

Ogni pezzo musicale porta dentro di sé un’innata intenzionalità. C’è chi crea musica solo per fare soldi, chi per elevarsi, chi solo per divertire e divertirsi, chi per commuovere o far innamorare. Una musica insipida, che non suscita alcuni tipo di emozioni non ha senso di esistere.
Si può auspicare che anche il nostro stare insieme abbia un’intenzionalità. Dalla bontà di questa intenzione tutto dipende. Se imparassimo dalla musica la bellezza e la poesia di mettere insieme le nostre voci – in senso lato – per creare una bella armonia, forse avremmo contribuito a lasciare il mondo un po’ migliore di come l’abbiamo trovato.

Madonna del Monte Aviano

Chiedo scusa se parlo di Maria

Sì, perchè adesso ho come l’impressione che serva chiedere scusa per toccare certi argomenti. In effetti l’aveva capito anche Giorgio Gaber un po’ di tempo fa.
Poi colgo l’occasione per farlo visto che oggi la Chiesa Cattolica celebra la festa della Natività della Beata Vergine Maria.

Anche la stessa Chiesa si è dimenticata forse di Maria, malata di machismo, oppure propone ai fedeli seriali un’immagine di Maria falsata. Rispetto tutte le forme di devozione mariana, ma forse abbiamo tutti bisogno di fare un salto di qualità nella relazione con la Mamma del Cielo, come la chiamano i lupetti.

Si parla di Maria quando si parla di Medjugorje, o delle madonnine che piangono sangue, o quando Padre Livio di Radio Maria la spara un po’ grossa.

A me piace pensare a Maria come una mamma, la mamma di tutti. Forse sono fortunato per il fatto di avere una mamma speciale che mi ha insegnato ad amare Maria anche più di quanto amo lei.
Mi piace ricordare i rosari che a maggio diciamo nelle case del mio quartiere, espressione di una fede semplice e autentica che forse abbiamo perso per sempre (o forse no!).
Infine adoro cantare cante mariane con il coro degli alpini di Aviano.

Due parole anche su un grande servo di Maria, che non è conosciuto quanto meriterebbe: il friulanissimo David Maria Turoldo. Vi invito ad attingere a piene mani alla sua produzione poetica e in prosa. Maria è assolutamente centrale nella sua opera. Turoldo è anche noto per aver messo in dubbio il dogma dell’immacolata concezione, attirandosi lo scetticismo della Chiesa istituzionale.

Ma cosa centra Maria con l’ingegneria civica? Il fatto di avere una mamma in comune unisce tutti gli uomini di buona volontà e li rende popolo scelto per compiere un progetto di Pace e di Amore.
Maria è madre di tutti, non solo dei cristiani; non esitate a farvi adottare da Lei, Maestra di Amore gratuito e incondizionato.
Tutto è cominciato da quell'”Eccomi! pronunciato davanti all’annuncio folle di un angelo. Il mio augurio è che possiate anche voi rispondere “Eccomi!” ad un progetto di Amore.

Il leone di San Marco

La domenica dell’ingegnere civico

Cercherò di essere sintetico, perchè davvero potrei scrivere un tomo di metafisica su questo tema. Meglio contenere la vena creativa.
La domenica, il giorno dell’adunanza catodica, per dirla con i Subsonica, oppure dei supermercati aperti dalle 8 alle 20 per soddisfare le esigenze dei consumatori, per non parlare della domenica del pallone, che già mi piace di più (messaggio subliminale per Andrea Agnelli: se vuoi invitare me ed un paio di amici allo Juventus Stadium non diremo di no).
Ma la domenica può diventare anche un giorno privilegiato per l’ingegneria civica. È il giorno giusto per costruire ponti, ovvero relazioni, per riparare rapporti andati un po’ in malora, per giocare insieme, per esplorare, per celebrare, per ringraziare.
Ci siamo persi il significato della domenica e spesso ci ritroviamo, magari anche inconsapevolmente a lavorare peggio che durante la settimana.

Vi spiego cosa faccio io la domenica mattina, così, giusto per essere concreto.
Mi alzo faccio colazione, poi magari guardo i gol della Juve del sabato sera e li contemplo. Poi suono un po’ il pianoforte per la gioia dei passanti e quindi mi reco verso la piazza per incontrare un po’ di gente (non si sa mai che qualcuno mi offra un caffè). Quindi verso le dieci e mezza entro in chiesa a espletare la mia mansione di Kapellmeister. Mi ispiro a J. S. Bach ma non sono così bravo con l’organo a canne – in effetti non ho mai avuto un buon rapporto con le canne. Poi solitamente arrivano dei cari amici armati di chitarra e microfono e cominciamo a provare per sostenere il canto per la liturgia, cercando di coinvolgere bambini, giovani e meno giovani. Come diceva Sant’Agostino… chi canta prega due volte! Sicuramente l’audience della preghiera (Chiunque esso sia) apprezza di più una melodia e un’armonia consoni, quindi si spera che ci esaudisca meglio.

Ecco bello pronto il progetto di ingegneria civica. Ancora siamo ai primordi, ma chissà che tra qualche tempo non nasca un vero e proprio coro. Il progetto non richiede risorse esorbitanti e può portare a ottimi risultati riscontrabili con indicatori qualitativi e quantitativi.
Il canto corale, che tra l’altro pratico con grande piacere anche nel coro ANA di Aviano, ha un significato simbolico mica da poco per l’ingegnere civico, in particolare se si tratta di musica polifonica. Il fatto che le diverse parti, e i diversi registri vocali, si combinino insieme per realizzare un’armonia, rappresenta una meraviglia della fisica. Il paragone con l’armonia nelle relazioni, in qualsiasi situazione in cui diverse persone si trovano a dover trovare la giusta sintonia per vivere insieme, è immediato. Inoltre il cantare insieme è una formidabile attività di team-building, consigliabile a qualsiasi organizzazione che voglia creare un gruppo affiatato.